L’ileopsoas è un muscolo fusiforme costituito da due ventri muscolari: il muscolo iliaco e il grande psoas.
Origina dalla dodicesima vertebra toracica, dai corpi delle prime quattro vertebre lombari, e dai dischi intervertebrali interposti.
Due muscoli che hanno doppia innervazione ma una sola inserzione: il piccolo trocantere del femore.
E’ in stretto rapporto con organi come i reni, l’intestino, il legamento uterino e la vescica.
Suddette interconnessioni organiche sono importanti in quanto, lo stato irritativo di uno o più organi sopracitati, può provocare dolenzia o accorciamento del muscolo.
Perchè viene chiamato anche il muscolo dell’anima?
In accordo con alcune filosofie indiane in questo muscolo si somatizzano spesso ansia, stress, paura ed altre emozioni in generale.
Secondo l’autrice de “Il libro dello Psoas“ Liz Koch, infatti, sarebbe il protagonista, insieme ad altri muscoli, del meccanismo di difesa più antico insito nell’uomo: fuggi o combatti.
Tuttavia , nella società moderna, stress ed ansia sembrerebbero inficiarlo in eugual modo .
Altro aspetto non trascurabile è lo stretto contatto che intercorre tra questo muscolo ed il diaframma, il più importante muscolo della respirazione, anch’esso in piena correlazione con situazioni di tipo ansiogene.
Come funziona l’ileopsoas?
L’ileopsoas ha un’ importanza strategica in quanto lavora sia sulla colonna che sull’arto inferiore.
Dato che si inserisce sul femore, sul bacino e sulla colonna, questo muscolo, può infatti svolgere diverse funzioni, che cambiano a seconda della posizione o postura che assumiamo.
E’ proprio per la versatilità funzionale che quest’ultimo costituisce per il corridore e comunque per l’atleta in generale, un vero e proprio cruccio.
Parleremo degli aspetti disfunzionali in seguito, adesso vediamo in dettaglio quali sono le sue funzioni:
• Flette e ruota lateralmente la coscia
• Flette la colonna vertebrale in avanti
• Antepone il bacino in avanti
• Aumenta la lordosi lombare
Una volta che abbiamo chiarito a grandi linee l’anatomia del muscolo e le funzioni che svolge, vediamo invece quali sono le disfunzioni.
Individuiamo innanzitutto i punti di riflesso dolorosi che possiamo visualizzare nell’immagine sottostante.
Come si evince, questi punti possono trovarsi sul davanti a livello della regione inguinale, con decorso verso l’addome, oppure posteriormente a livello del basso e alto tratto lombare.
Una domanda che spesso i pazienti fanno è la motivazione per cui l’ileopsoas si possa infiammare.
Bene, la risposta è ampia ed articolata ma le principali cause sono le seguenti:
1. Come abbiamo visto all’inizio, l’ileopsoas è a stretto contatto con il diaframma. Stati di ansia e stress cronici inducono una contrattura del suddetto muscolo che di riflesso provoca irritazione e accorciamento dello psoas.
2. Conformazione della colonna con una iper-lordosi marcata.
Come osserviamo nell’ immagine, le linee di forza dell’ileopsoas scaricano i vettori proprio a livello dell’angolatura lombare.
Questo induce un accorciamento continuo del muscolo e quindi una disfunzione.
3. Il rapporto con i visceri: abbiamo visto in precedenza come l’ileopsoas sia in stretto contatto con il rene, l’intestino, l’utero e la vescica.
A causa della complessa rete di rapporti, tra cui la fascia, spesso si riscontra un ileopsoas troppo contratto in caso di problemi uro-ginecologici come cisti ovariche, endometriosi e postumi di intervento chirurgico. Lo stretto contatto tra ileopsoas ed intestino, infine, può essere causa di lombalgia dal momento in cui quest’ ultimo sia infiammato.
Per cui, dopo un’attenta diagnosi, ed escluse cause ortopediche, è indicato nella lombalgia, indagare anche a livello del tratto intestinale.
La cattiva alimentazione e la disidratazione possono essere una concausa.
4. Ci sono poi altre ulteriori cause data la complessa biomeccanica del muscolo.
Nel caso di un atleta, ad esempio, queste possono essere il sovraccarico funzionale causato da un allenamento intensivo.
Trattamento
Vediamo, infine, come comportarci di fronte ad un ileopsoas accorciato e in disfunzione. Dopo un’attenta valutazione si decide tra due strade da intraprendere.
Nel caso di una sintomatologia blanda, basterà applicare tecniche di autocura associate ad uno specifico programma di allenamento. Una delle tecniche in autocura più efficaci è lo stretching. Di seguito sono illustrate le posture facilitanti la risoluzione della problematica.
In piedi estendere l’arto interessato e flettere il controlaterale di 30°. Mantenere la posizione per 40 secondi e ripetere per 3 volte.
Proseguire andando a terra, estendere l’arto interessato, flettere l’anca ed il ginocchio controlaterale. Mantenere la posizione per 40 secondi e ripetere per 3 volte.
Arto interessato con anca estesa e ginocchio in iperflessione.
Anca e ginocchio controlaterale flessi.
Mantenere la postura per 20 secondi e ripetere per 3 volte.
Arto interessato con ginocchio in massima flessione ed anca estesa.
Portarsi il busto indietro.
Mantenere la postura per 30 secondi .
Ripetere una volta.
La seconda strada è quella in cui la sintomatologia è più severa o comunque persistente e presente da più di due settimane.
In questo caso è necessario l’intervento di un fisioterapista che applicherà varie tecniche:
• terapia manuale
• trigger points
• release miofasciale
• stretching & spray
L’utilizzo di terapie fisiche quali tecar, pompa diamagnetica e similari, sembrerebbero essere efficaci nella misura in cui queste vengano sempre e comunque accompagnate da tecniche di terapia manuale. Superata la fase acuta, in collaborazione con altre figure, quali personal trainer o istruttori qualificati, l’atleta riprenderà la fase di riatletizzazione con specifici esercizi e programmi di allenamento. Il corpo è una macchina dinamica ed in continuo movimento, per cui, interventi singoli e senza fondamento lasciano il tempo che trovano.
Programmazione e obiettivi riabilitativi sono il non plus ultra per qualsiasi tipo di problematica.
La collaborazione tra le varie figure è necessaria e vincente!
Articolo redatto da Dott. Capuano Paolo
specializzato in Terapia Manuale
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Bibliografia:
– The Mulligan Concept of Manual Therapy (Wayne Hing, Toby Hal, Darren Rivett , Bill Vincenzo ,Brian Mulligan )
– Test Clinici e Funzionali in Ortopedia (Chad E. Cook ,Eric J.Hegedus )
– Trigger Point , Tecniche di Trattamento (Simeon Neil-Asher)