COME COMBATTERE LA FAME
A cura di Melissa Zino
Precisiamo subito che la fame non va combattuta ma va assecondata. Si tratta di uno degli istinti primordiali dell’uomo. E’ un segnale forte che ci invia il nostro corpo e al quale dobbiamo rispondere sempre e in maniera adeguata. Ho volutamente utilizzato questo titolo per il mio post per riprendere in maniera anche un po’ ironica quei titoli da ‘magazine salutista’ che tutti noi abbiamo letto almeno una volta nella vita e che ci suggeriscono di lavarci i denti (per chi non lo sapesse, non sto affatto scherzando!). Fame significa che il nostro corpo ha bisogno di carburante. Proprio come il serbatoio di un’auto che viaggiando a poco a poco si svuota e quando è al limite segna la riserva, così il nostro corpo ci invia dei segnali per avvisarci che sta finendo la sua energia e ne ha bisogno di nuova, sotto forma di cibo, per funzionare al meglio. Ovviamente dobbiamo fornirgli carburante di qualità, altrimenti rischiamo di ‘intasare il motore’, ma di questo vi ho già parlato a lungo e ci sarà comunque modo di parlarne ancora in futuro.
In questo articolo mi voglio concentrare soprattutto sullo stimolo della fame che è anche al centro della filosofia dell’Intuitive Eating. Ogni volta che pensiamo insorga questo stimolo occorre fermarsi tre secondi e chiedersi : ”Ho fame?” Se la risposta arriva prevalentemente dalla nostra pancia che gorgoglia e se ci rendiamo conto che in effetti sono parecchie ore che non mangiamo o che l’ultimo pasto è stato scarso allora nutriamoci senza indugi, si tratta di quella che io chiamo ‘fame vera’. Ma se la risposta arriva più dal cervello che dalla pancia allora prendiamoci qualche secondo in più per riflettere e poniamoci la domanda: “Ho fame o sono semplicemente annoiata, nervosa, irritata, stanca o assonnata?”
Ogni stato d’animo va affrontato e risolto in modi e maniere che nulla hanno a che vedere con il cibo.
In nessuno di questi casi il nostro corpo ha bisogno di cibo, si tratta di quella che io definisco ’fame di compensazione’, ovvero quando si cerca di far fronte a delle emozioni/stati d’animo/condizioni fisiche attraverso il cibo. Per dirla in parole povere è la classica situazione: “Sono triste allora mi merito un dolcetto che mi tiri su il morale!”. Non c’è nulla di male nel concedersi un dolce ma questo non deve in nessun modo diventare un meccanismo di difesa o, per meglio dire, di fuga dai problemi più o meno grossi che la vita ci riserva.
Il cibo è un carburante e non è un amico sul quale piangere e sfogarsi quando si è arrabbiati o soli o delusi o in qualsiasi altro stato emotivo. Anche perché in un primo momento potremmo trovare conforto ma poi subentra il pericolo di sviluppare una dipendenza che alla lunga potrà causare solamente problemi. Se siamo tristi cerchiamo di occupare il nostro tempo con attività che ci rendono felici. Una telefonata ad un’amica, una passeggiata, un po’ di shopping, un hobby creativo. Se siamo arrabbiati sfoghiamoci con un bell’allenamento in palestra, una corsa, una nuotata. Se siamo stanchi o in carenza di sonno cerchiamo di ritagliarci un piccolo spazio per un pisolino o cerchiamo di andare a letto prima la sera.
In particolar modo l’insonnia o i ritmi alterati di sonno determinano un aumento della grelina ed una diminuzione della leptina. Quest’ultimo è un ormone che controlla il peso corporeo, regolando l’assunzione del cibo attraverso la comunicazione al cervello del senso di sazietà e gestisce anche il dispendio energetico. La grelina, invece, stimola l’appetito ed aumenta in caso di stress cronico, causato proprio anche dalla mancanza di sonno.
Quindi la prossima volta che sentite insorgere lo stimolo della fame, fermatevi solamente un attimo a pensare. Quei semplici due tre secondi di riflessione possono fare davvero una grande differenza. Il cibo deve essere la vostra energia per fare ciò che di più bello ha da offrire la vita. Ridere. Viaggiare. Amare.