Il termine pubalgia viene largamente utilizzato nel panorama sportivo, da allenatori, atleti, collaboratori e addirittura dai tifosi, quasi quotidianamente, ma qual è il vero significato di questa parola?
L’analisi precisa del termine “dolore” e “pube” riconduce a “espressione dei sintomi dolorosi localizzati a livello del pube”, ma in realtà questa definizione non soddisfa appieno la complessità del fenomeno pubalgico.
Perché pensare alla pubalgia come evento localizzato a livello del pube è riduttivo e non sufficiente a comprendere il motivo per cui questa zona corporea sia così spesso vittima di sintomatologia dolorosa. Il coinvolgimento sistemico e non semplicemente locale è già manifesto se si pensa che spesso sono presenti anche irradiazioni dolorose verso gli addominali, gli adduttori e le arcate crurali.
Ma per comprendere al meglio l’argomento che oggi tratteremo, partiamo da un piccolo ripasso di anatomia; il pube fa parte del complesso osseo del bacino, insieme all’ileo, la porzione più voluminosa, e all’ischio, la zona ossea che “sentiamo a contatto sotto il gluteo quando ci sediamo”.
Le branche orizzontali del pube si riuniscono a livello della sinfisi pubica, disco fibrocartilagineo che funge da articolazione.
Le branche discendenti invece si portano in basso e posteriormente per fondersi con la parte ischiatica del bacino e permettere l’inserzione muscolare degli adduttori (versante pubico).
Ciò che rende questa formazione anatomica di così difficile comprensione è il vasto numero di strutture muscolari (retto addominale, grande obliquo, piccolo obliquo, piramidale dell’addome, adduttori), differentemente orientate, che vi si inserisce e che dunque aumenta le forze applicate al pube, anche se a prima vista potrebbero apparire come un fattore che aumenta la stabilità e la coesione del pube stesso.
Questi muscoli nei quadri pubalgici risultano spesso deboli e molto fibrotizzati a livello inserzionale, nonostante vengano notevolmente (talvolta eccessivamente) sollecitati e rinforzati durante l’attività sportiva. Questo perché non devono realizzare una singola azione, per la quale il rinforzo selettivo potrebbe risultare utile, ma permettere lo sviluppo del movimento tramite l’attivazione delle catene cinetiche corporee, che solo se esplicano la loro azione in armonia non creano squilibri corporei.
Se ciò non avviene, il sistema viene a trovarsi in una condizione di sovraccarico tale da giungere al collasso funzionale, espresso sintomatologicamente con il dolore al pube, la cui unica colpa sarà quella di essere il punto di incontro di forze muscolari compressive e distrattive, l’incontro dei percorsi delle catene muscolari ed il punto di sofferenza se le forze discendenti non vengono correttamente scaricate nella piccola pelvi.
NON è il pube il problema della pubalgia, bensì ciò che lo sta costantemente e ripetutamente sollecitando, in statica o in dinamica, costringendolo ad un lavoro per il quale, neanche in condizioni ottimali di forma fisica, è stato progettato.
Il quadro cronico di dolore e sovraccarico funzionale potrà portare, nel tempo, ad una frattura da stress, che ha già insita nel proprio nome il terreno su cui si instaura, un sistema “stressato” e pertanto non più in grado di resistere ad un ulteriore aumento del lavoro.
Nel mondo del podismo è assai frequente la frattura da stress del bacino, in particolar modo della branca ischio-pubica, a causa dei microtraumi ripetuti indotti proprio dal movimento della falcata. L’osso va incontro ad una microfrattura, non sempre di semplice riscontro, e costringe l’atleta ad un recupero di diversi mesi prima di poter riprendere a pieno regime il carico di lavoro.
Ma perché alcuni maratoneti, calciatori o atleti OCR vanno incontro a questo quadro clinico ed altri no? Non perché non si siano allenati nel modo corretto, non perché presentano una mancanza di forza muscolare, bensì perché il loro schema posturale ha sovraccaricato per mesi, anni, il povero pube, che ormai abbiamo compreso essere stato collocato dall’evoluzione in un posto di difficile gestione, sul raccordo autostradale Torino-Milano, per capirci meglio.
Atleti, allenatori, genitori, compagni, se avete dolore in zona pubica o se qualcuno nel vostro team soffre, è consigliabile una visita osteopatica, che attraverso un’attenta analisi posturale possa indirizzare verso la ripresa di una corretta funzionalità del sistema corporeo, in equipe multidisciplinare con altre figure professionistiche.
E ricordiamoci, non accusiamo il pube dolorante o l’osso che si microfrattura, sono solo imputati che non hanno avuto la possibilità di scegliere un valido avvocato.
Articolo redatto da Alice Gualdi
Massaggiatrice Sportiva
Studentessa di Osteopatia
Preparatrice Atletica Bootcamp MASC