Con il termine pubalgia si intende una sindrome dolorosa caratterizzata da dolore in sede inguinale e/o pubica e/o sulla faccia interna delle cosce.
SINTOMI
Inizialmente il dolore è situato nella zona pubica1, successivamente si irradia nella faccia antero-mediale della coscia e a volte anche in sede retropubica associato a sensazione di incompleto svuotamento vescicale.
Si può presentare con una sintomatologia iniziale con dolore soprattutto al risveglio2 e ad inizio attività fisica. Ambedue queste sintomatologie scompaiono con il movimento dimostrando la presenza di una leggera infiammazione. Nei casi più gravi il dolore è continuo e gravativo e si acutizza nei movimenti bruschi. All’esame clinico la muscolatura adduttoria risulta essere contratta e la pressione a livello del pube è più o meno dolorosa3.
CLASSIFICAZIONE
A seconda della zona interessata, si possono riscontrare diverse forme di patologia:
DIAGNOSI
La groin pain syndrome rappresenta sempre una sfida diagnostica per lo specialista, sfida resa talvolta estremamente difficile dal sovrapporsi di diversi quadri clinici. A questo si aggiunge che alcune cause di groin pain, come ad esempio la sport ernia, risultano spesso misconosciute. Inoltre, seppur raramente, in caso di eziologia multifattoriale, si può verificare il fatto che i diversi percorsi terapeutici possano essere tra loro difficilmente compatibili4.
La diagnosi di ernia inguinale, o di sport ernia, deve essere un’ipotesi diagnostica da tenere in forte considerazione in una situazione di groin pain syndrome in cui il sintomo doloroso sia localizzato all’inguine, oppure di tipo diffuso ma, in ogni caso, sempre caratteristicamente più laterale rispetto ad altri tipi di patologie della zona pubica. In tali quadri l’esame di ecotomografia dinamica rappresenta un importante strumento per la formulazione di una corretta diagnosi a cui va sempre associata un’insostituibile valutazione funzionale ed una differenziazione strutturale per identificare le strutture in sovraccarico5.
TRATTAMENTO
Il trattamento della pubalgia è complesso: il migliore approccio è quello di trattare la patologia con decisione, fin dall’inizio, per evitare una cronicizzazione. Innanzitutto vanno eliminate le cause che possono mantenere la patologia6. Si procede dunque con la sospensione dell’attività sintomatica ed un immediato approccio a terapia medica (trattamento farmacologico) e fisioterapica7.
Il trattamento a seguito di una completa differenziazione strutturale ad opera del fisioterapista procede in due modalità:
E’ importante che la formulazione e il controllo del piano di trattamento sia effettuata da un medico e la gestione sia a carico del fisioterapista.
E lo stretching statico? Spesso sentiamo parlare di stretching statico come primo esercizio per trattare e prevenire la pubalgia, in cui ci si siede per terra a gambe divaricate e si cerca di allungare il più possibile la muscolatura adduttoria. Niente di più sbagliato!! Non solo è controproducente poiché lo stretching statico crea una riprogrammazione dei recettori muscolo-tendinei (fusi neuromuscolari, organo tendineo del golgi) e riduce la capacità di controllo dei sopracitati recettori durante l’attività fisica, ma crea anche un’alterata percezione della regione interessata esponendo l’atleta ad un superiore rischio infortunio. Inoltre con questo tipo di stretching si propone di raggiungere solamente una delle tante componenti che possono causare il dolore in questione e non garantisce un adattamento tissutale in grado di gestire meglio il carico che la zona sintomatica sta evidentemente segnalando tramite il sintomo percepito dal paziente.
BIBLIOGRAFIA